Vita da sommelier, è utile davvero che ce ne siano così tanti? Le cantine rispondono – Parte 2

Articolo di Stefano Mazzella (sommelier)
Per capire se veramente il mercato del vino ha bisogno di così tanti professionisti Sommelier può essere utile sentire il parere di chi in prima persona necessita di questa figura intermedia, capace di raccontare le qualità e proprietà del suo prodotto in relazione con il territorio.
Ho perciò, dal sommelier quale sono, deciso di intervistare personalmente due grandi vignaioli sardi: Nicoletta e Salvatore Pala, due fratelli proprietari della cantina Audarya di Serdiana.
S.M. “Ciao Nicoletta cosa pensi di questa ondata di sommelier che si stanno affacciando al mondo del vino?”
N.P. “Ritengo sia bello vedere tanta attenzione per il mondo del vino e penso che questa cosa sia ancora più bella quando parliamo di un interesse consapevole invece di un consumo alimentare distratto.”
S.M. “ritieni che ci sia bisogno di tutti questi sommelier che si sono affacciati oggi sul mercato? “
N.P. “Il lavoro messo in campo dalle associazioni che formano i sommelier è certamente importante, aiuta a valorizzare la fatica, l’impegno di noi produttori per portare sul mercato il prodotto imbottigliato. Dall’attività in vigna fino alla lavorazione che rende speciale quel prodotto. Spiegarlo può rendere la degustazione una esperienza piacevole e formativa.
A questo punto della discussione, Salvatore che fino a quel momento è rimasto a ascoltare aggiunge:
S.P. “probabilmente i corsi che vengono attivati hanno una impronta troppo legata alla attività frontale che si svolge in aula, invece a mio parere dovrebbero essere arricchiti con incontri con i produttori anche per far capire meglio alcuni processi di lavorazione, alcune operazioni tecniche che hanno una grande influenza sul prodotto finale e che possono essere capiti solo se visti di persona.
Ci vorrebbero, in buona sostanza, più attività laboratoriali in cantina che renderebbero più efficaci le lezioni.
S.M. “ cosa ti senti di suggerire a un aspirante sommelier o assaggiatore?
N.P. “ di non fermarsi dopo aver seguito uno o due corsi, ma di continuare a studiare e soprattutto a provare i vini dei diversi territori, al fine di inquadrare meglio quanto degustato all’interno di uno spettro di vini nazionali ed internazionali. Un confronto che deve basarsi anche sul diverso uso delle tecniche di cantina e dei diversi vitigni.
Un punto di vista che personalmente condivido solo in parte. E’ vero che più “esperti” ci sono sul mercato più consumatori ci sono e quindi più acquirenti consapevoli, dall’altra però penso che si stia cavalcando l’onda dell’attuale ‘moda”, molti a mio giudizio affrontano il percorso non per cultura personale, ma per fregiarsi di un attestato. Titolo però che se non utilizzato scientemente e con oculatezza può portare anche cospicui danni ad aziende serie e incidere negativamente sul consumatore e sul mercato.
Pertanto raccogliendo l’invito espresso da Nicoletta Pala, mi unisco alla esortazione a studiare applicativamente i vini dei vari territori, con la sola finalità di appagare la propria curiosità e passione ma non invece per stabilire graduatorie di merito.