A proposito di vino sardo e non solo…

Articolo di Gilberto Arru
Fuori dai denti. In questi giorni due argomenti hanno catalizzato l’attenzione dei media. Il primo è che l’Italia è stata superata dalla Francia nella produzione vitivinicola. Un ping pong che va avanti da decenni. La Francia è sempre avanti, non per i numeri ma per il giro di affari e soprattutto perché, oltre a vino, vende storia e tradizioni.
L’Italia ha fatto molto in questi ultimi anni, ma siamo ancora indietro e c’è tanto da lavorare, non per superare la Francia ma per migliorare tutto il comparto eno-gastronomico.
Il secondo è il prezzo di un vino sardo venduto ad un prezzo altissimo e addirittura il più caro d’Italia. I cronisti, poco informati, sparano i titoli a cxxxo (anche questo è un modo per vendere qualche copia in più). Questo famoso Vermentino quanto costa? 1300 o 1500 euro? Sorvoliamo sul prezzo. E’ chiara l’operazione di marketing, perché non è il giusto valore di un vino che non ha storia.
Conosco l’azienda e, guarda caso, esattamente 20 anni fa su una Guida allora prestigiosa scrivevo: “…Vogliamo ricordare che i Ragnedda sono abituati a scelte coraggiose, a partire dalla politica dei prezzi, fino alla decisione di uscire dalla Docg. Contano i risultati, ovviamente, e i risultati hanno dato ampiamente ragione ai titolari. ”
Allora i loro prezzi, paragonati ai vini della stessa tipologia, erano più alti. Non so se questa operazione porti agli stessi risultati. E’ anche vero che all’alto costo non sempre corrisponde un alta qualità, ma al basso costo spesso corrisponde una qualità mediocre. E aggiungo, spesso si fa di tutto per bruciare le tappe e raggiungere grandi obiettivi ma “In cima alla vetta sei sull’orlo del precipizio“. Auguri!