Vino novello, Beajolais Nouveau. Le origini.

Articolo di Stefano Mazzella
(Sommelier del vino, Idrosommelier ADAM, Sommelier dell’Olio AISO, Assaggiatore di Formaggi ONAF, Maestro Assaggiatore di Salumi ONAS)
Spesso si parla di vino Novello, storcendo un po’ il naso e a sproposito perché in realtà poco si sa di lui.
Seconda Parte. Il Novello, ha natali che sono riconducibili al vino Nouveau prodotto da uve Gamay nell’areale del Beajolais (zona che si estende dalle colline granitiche a sud della Borgogna, a nord ovest di Lione per circa 55 km) commercializzato per dare una risposta pratica di rapido realizzo, all’impresa vitivinicola,immettendo sul mercato un prodotto, già a pochi mesi dalla vendemmia, pronto per essere consumato.
Viene realizzato solamente da uve lavorate con macerazione carbonica, unicamente uve Gamay fonte di immediato sostentamento economico per la cantina che diversamente dovrebbe attendere ulteriori mesi prima di poter vendere il vino nuovo. L’origine in Francia è antica con riscontro documentale riconducibile ufficialmente al 13.11.1951 (secondo una normativa del Journal Officiel), ma altre notizie lo datano già negli anni trenta del novecento. La sua commercializzazione avviene attualmente a partire dal terzo giovedì di novembre (sino al 1985 la data di commercializzazione del nouveau era il 15 novembre). In Italia, la commercializzazione è iniziata nel 1987, prevedendo attualmente la vendita dal 30 ottobre al 31 dicembre.
A differenza della Francia però in Italia le uve utilizzabili sono praticamente tutte quelle dei disciplinari delle denominazioni (in genere IGT /IGP) mentre unica uva ammessa in Francia è il Gamay (100%), per altro potendo vinificare solo una parte delle uve con macerazione carbonica (minimo ammesso 40%) mentre la restante parte potrà essere ottenuta con metodo tradizionale.
Il Novello ha una sua attrattiva, quella di essere il primo vino dell’annata, dovrebbe avere come sue qualità, quella di mostrare un colore brillante e purpureo, accompagnato da aromi di fiori e frutta fresca, risultare al palato delicatamente morbido, scorrevole e facile con scarsa astringenza tannica.
È in sostanza una valida alternativa per chi desidera bere il frutto dell’uva nelle fasi subito successive alla vendemmia, per iniziare bene la stagione invernale e primaverile e quindi attendere il vino nuovo.
Se te la sei persa, leggi la prima parte: “Su piriciolu, una ricetta antica per una bevanda alla portata di tutti i palati”